TUTTO IL MONDO ASPIRA A TORNARE ALLA NORMALITA’ DOPO LA CRISI PANDEMICA. MA ERA “NORMALE” IL MONDO PRIMA DEL COVID’19?

Stavolta il post rivolto ai superiori del mio pianeta alieno, e ai lettori terrestri, prende spunto da una scrittrice e poetessa contemporanea.

Sonya Renee Taylor

Sonya Renee Taylor è anche attivista per la giustizia sociale, fondatrice del movimento The body is not an apology, ed ha diffuso questo testo che trascrivo:

“Non torneremo alla normalità. La normalità non è mai esistita. La nostra esistenza prima della pandemia non era normale, tranne che abbiamo normalizzato l’avidità, la disuguaglianza, l’esaurimento, la disconnessione, la confusione, la rabbia, l’accaparramento, l’odio e le carenze. Non dovremmo desiderare di tonare alla antica normalità. Adesso ci viene data l’opportunità di cucire un nuovo abito. Uno che sia adatto a tutta l’umanità e alla natura.”

Sagge parole. La normalità è una costruzione sociale, ce lo ricordano sociologi e psicologi. E nel vostro mondo non è stata costruita una condizione “normale”.

Non è normale che poche nazioni e poche persone nel mondo abbiano il controllo delle ricchezze a scapito dei tanti, tantissimi, che non hanno il necessario per sopravvivere, e riescono ad accumulare solo disperazione e odio. Disperazione che spesso induce a migrazioni altrettanto disperate. Mentre l’odio scatena guerre e altri odi e altre guerre ancora.

Non è normale che la natura venga attaccata e ferita con ogni mezzo, e debba poi vendicarsi con uragani e sconvolgimenti che puniscono indiscriminatamente intere popolazioni incolpevoli.

Non è normale che i potenti della terra decidano per tutti. Che alcuni gruppi economici controllino le finanze di tutto il mondo. Che pochi padroni di internet condizionino le scelte e la vita di milioni di persone che neppure si rendono conto di essere controllati.

Non è normale che la burocrazia pretenda di controllare tutti i funzionamenti oppure di bloccarli. Che molti funzionamenti debbano essere ‘oliati’ da tangenti e la corruzione sia elevata a sistema.  Che certi politici si alleino con la criminalità per favorirsi reciprocamente.

Non è normale che tanti soffrano per ragioni psicologiche e vengano curate con farmaci e altri mezzi di contenimento della loro “anormalità”. Anziché essere aiutati a superare il disagio indotto dalla società stessa che poi pretende di contenerli, perché non facciano danno a sé stessi e agli altri.

Non è normale che un’ampia parte della popolazione debba ricorrere alle droghe o ai delitti, per recuperare una identità che non si riesce a trovare in altro modo.

Non è normale che le principali aziende produttrici di ricchezza del mondo producano armi o psicofarmaci. O traggano enormi profitti dalle comunicazioni sulla grande rete, che anziché avvicinare le persone le tiene tutte a distanza, mentre i loro dati vengono sfruttati a scopo commerciale.

La pandemia ha aggravato queste a-normalità ma le ha fatte emergere forse con una chiarezza che prima mancava nell’opinione pubblica.

Ne è un esempio il cambiamento climatico le cui conseguenze drammatiche, sommate alla pandemia, hanno convinto sempre più gente che bisogna cambiare passo nella salvaguardia della natura. Quelle che non si convincono sono le grandi potenze produttrici delle sostanze nocive.

Ha ragione Sonya Taylor: non si può, non si deve tornare alla normalità precedente. Anche se tutti lo prevedono e lo richiedono, dimenticando i problemi che la presunta normalità comporta.

Adesso c’è l’occasione per cambiare il vecchio vestito del vostro pianeta e cominciarne a cucire uno nuovo.

E si dovrebbe partecipare tutti a questo lavoro di tessitura di un mondo che si avvicini un po’ di più alla vera “normalità”.