SI RIPETE SEMPRE CHE I PROBLEMI DEL MONDO VANNO AFFRONTATI IN TERMINI SCIENTIFICI. MA SONO IN TANTI A CONTESTARE LA SCIENZA UFFICIALE, ALL’INTERNO E AL DI FUORI DI ESSA. QUESTA CONTESTAZIONE È UN DIRITTO, TALVOLTA UN DOVERE. AD ESEMPIO QUANDO GLI SCIENZIATI SBAGLIANO, O ALTERANO LA REALTÀ PER FINI IDEOLOGICI O PEGGIO POLITICI.
MA LA SOLUZIONE E’ L’ANTI-SCIENZA?

La storia dimostra che la scienza può sbagliare, anche clamorosamente;  in buona fede per la mancanza di strumenti adeguati, o per presunzione.

Il famoso fisico Lord Kelvin, presidente della ‘Royal Society’ inglese, nel 1895 proclamava assolutamente impossibile il volo di macchine più pesanti dell’aria. Nel 1929, poco prima del crollo di Wall Street, Irving Fisher professore di economia della Yale University scriveva che la Borsa aveva ha raggiunto e avrebbe mantenuto un livello costantemente elevato.

Anche nelle recenti crisi economiche le previsioni degli esperti sono state clamorosamente smentite dai fatti, provocando danni ingenti a quanti – governi, imprese, privati – vi avevano dato credito. Persino la regina Elisabetta d’Inghilterra visitando la London School of Economics nel 2008 si è chiesta come mai, fra tanti premi Nobel in economia, nessuno aveva previsto l’arrivo della crisi finanziaria globale che ha sconvolto il mondo (la famosa ‘domanda della regina’, che anche qualunque ingenuo studente si sarebbe posta).

Gli scienziati possono anche alterare volutamente i risultati delle ricerche, per ottenere dei vantaggi di carriera o per pressioni di potere alle quali non sanno o non vogliono sottrarsi, con conseguenze deleterie non solo per l’immagine della scienza ma anche per le applicazioni pratiche che ne derivano.

Un esempio di ‘imbroglio’ è l’illustre scienziato inglese (che era persino stato nominato “sir”) i cui dati di studi sui gemelli sono stati alterati per dimostrare che l’ intelligenza è ereditaria.

Tra le ‘scoperte’ che hanno avuto effetti dannosi sull’opinione pubblica è quella del medico che ha proclamato l’esistenza di una relazione fra vaccinazione contro il morbillo e autismo. Poi si scoprì che i suoi dati, pubblicati sulla prestigiosa rivista Lancet, erano inventati; ma molte famiglie credono ancora a questa ‘bufala’ e rifiutano per questo di vaccinare i propri figli.

C’è poi la “scienza di regime”, che dà legittimità ai totalitarismi di tutti i tipi: esempio, a volte drammatico, di quanto in basso possono scendere nella loro dignità scienziati al servizio di interessi politici. 

Contestare la scienza quando sbaglia è un diritto; ma si dovrebbe fare in modo altrettanto scientifico. A volte invece la contestazione della scienza è altrettanto ideologica, è può risultare esilarante. Sostenere che la terra è piatta, o che l’allunaggio fu una montatura, o amenità simili, non sono certo soluzioni utili ad arricchire le conoscenze nel vostro mondo.

Però l’anti-scienza può essere suggestiva quando sostiene posizioni religiose o morali  diffuse nella popolazione : ad esempio l’evoluzionismo sarebbe una teoria sbagliata perché degrada l’uomo facendolo discendere dalla scimmia; la masturbazione non solo è immorale, ma fa male alla salute…

“…rendere legale il mantenimento intatto del corpo puro”
(Società americana anti-vaccini, 1902)

Contestando la scienza e anche chi vi si oppone, si finisce allora per cadere nello scetticismo assoluto? “Tutto può essere falso, dunque non crediamo a nulla”.  È quello che sembra emergere dalle pagine di giornali o dai social media dove su fatti scientifici (come avviene nella recente epidemia) si legge tutto e il contrario di tutto.

Globalizzazione, nuova economia, genoma, cellule staminali, clonazione, contraccezione e aborto, differenze sessuali, educazione dei figli, affidamento familiare e adozione, psicopatologie e criminalità, ecologia, riscaldamento del pianeta, uso del nucleare, alimentazione, cibi geneticamente modificati, uso dei farmaci: in questi – e in tanti altri – campi, la scienza è capace di dimostrare ogni ipotesi e il suo opposto, eppure si fa portavoce di certezze inattaccabili, appunto perché ‘scientifiche’. Certezze solo per chi le presenta, dubbi e confusione per chi ascolta gli scienziati sostenere certezze diverse, con asserzioni apparentemente incontestabili ma che altri tentano subito di contestare, usando gli stessi sistemi.

Qual è allora l’antidoto al veleno della scienza sbagliata, o incoerente, o falsificatrice?

Da parte degli scienziati stessi, ci vuole correttezza e prudenza nel lanciarsi in conclusioni o predizioni che vanno oltre i dati effettivi delle loro ricerche.

La stessa prudenza non è mai troppa anche da parte di chi – giornalisti o lettori – accoglie senza dubbi i proclami scientifici, o presunti tali. Bisogna essere capaci di valutare le prove che ognuno porta per giustificare le proprie conclusioni e smascherare le teorie sbagliate.

I servizi giornalistici o televisivi presentano spesso la scienza come un gioco magico, e l’esperto diventa un illusionista pronto a presentare l’inizio e la fine del percorso scientifico, senza esplicitare i necessari passaggi perché il risultato possa essere considerato diverso da una magia.

La domanda di fondo è: qual è la verità? Come si scopre?

La verità in un mondo sempre più complesso non può che essere a sua volta complessa e avere molte facce, diverse tra loro. È certo un compito essenziale della scienza stessa analizzare e superare le contraddizioni: esistono metodi scientifici che mirano proprio a questo.

Ma è anche compito di chi legge, o ascolta, conclusioni scientifiche raccogliere e confrontare opinioni diverse, e ragionare su di esse in modo critico. Ed è compito dell’educazione formare le persone fin dall’infanzia a questo tipo di ragionamento critico. Per evitare la credulità senza riserve in tutto ciò che gli scienziati ci dicono, o le negazioni altrettanto ingiustificate della scienza stessa.