SCRIVO QUESTO RAPPORTO MENTRE IL MONDO CRISTIANO RICORDA LA PASSIONE E MORTE DEL DIO SCESO IN TERRA, PRELUDIO ALLA RISURREZIONE CHE SARA’ FESTEGGIATA TRA POCO. E MENTRE TUTTO IL MONDO, ANCHE NON CRISTIANO, VIVE LA PASSIONE PROVOCATA DA UN VIRUS CHE STA CONDANNANDO TANTI A MORTE, COME LE CRONACHE DELL’EPIDEMIA CI RICORDANO OGNI GIORNO.
Il tema della morte è tra i più trattati nelle cronache, nella letteratura, nei film.
Si è tutti consapevoli di quello che Gesualdo Bufalino scriveva nel suo attualissimo romanzo Diceria dell’untore: “Viviamo di frodo e trasportiamo una morte di frodo… a scandire i tempi di uno sfratto senza appello”.
Eppure, nonostante si assiste quotidianamente a cronache piene di morte, si tenta in ogni modo di cancellare dalla memoria il pensiero di dover morire. E si cercano modi per contrastare l’esito ineluttabile.
“Essere mortali è l’esperienza umana più fondamentale, e nello stesso tempo l’uomo non è mai stato capace di accettarla, di comprenderla e di comportarsi di conseguenza. L’uomo non sa essere mortale” scriveva Milan Kundera nel suo libro sull’immortalità.
Per esorcizzare l’inevitabile morire è stato inventato un termine che evita persino di pronunciarlo. Ogni giorno le cronache ci parlano della “scomparsa” di qualche grande personaggio dell’arte, della politica, della vita sociale. Il termine sostituisce quello che viene accuratamente evitato, perché la morte è un tabù che è meglio non citare esplicitamente e rimuovere, oltre che dalla memoria, anche dal linguaggio. Eppure la “scomparsa” è peggiore della morte, perché morire cancella la presenza fisica, mentre scomparire vuol dire non essere più presente in alcun modo, neppure nella memoria.
Invece il ricordo e la stima per chi non c’è più fisicamente fa persistere la sua presenza nella mente di tante persone e nella società. Quanti personaggi del vostro mondo sono ancora presenti mediante i loro prodotti, musica, letteratura, invenzioni, imprese di vario tipo, risalenti a secoli scorsi ma che ancora oggi vengono citati e ricordati? Questi personaggi sono ancora vivi mediante le loro opere. Altri sono subito dimenticati, altri ancora sarebbe meglio dimenticarli del tutto… morti davvero per la mente collettiva che continua a vivere.
Nel suo libro della via e della virtù, il saggio cinese Lao-Tzu diceva: “È longevo chi muore e non scompare”. Questa longevità non si misura in anni col vostro conteggio terrestre, ma si immerge nell’eternità di cui parlano molte religioni diffuse nel vostro pianeta. Cosa più eterno di una presenza che persiste nel ricordo non solo di chi l’ha apprezzata in vita, ma di un’intera società?
Per sconfiggere la morte un’altra soluzione si sta proponendo nel vostro mondo sempre più affascinato dall’artificiale. Assicurare quella vita oltre la vita, promessa da alcune religioni, o comunque la sua trasformazione in qualcosa d’altro, come garantito da altre religioni mediante la re-incarnazione, avrebbe una alternativa basata appunto sull’intelligenza artificiale (ma sarà abbastanza intelligente per questa impresa?).
Il passo tecnologico verso l’immortalità riguarda la possibilità di creare una copia artificiale ma perfettamente riprodotta, nel corpo e nella mente e persino nella coscienza, di se stessi senza età. E inserirla dentro una banca-dati di massa dove resterebbe ‘uploaded’, cioè inserita, per sempre. Riversare la coscienza individuale nel grande web è un modo di annullare definitivamente la morte fisica e assicurare la sopravvivenza dopo la fine della vita corporea.
Lo ha proposto qualche anno fa l’informatico Raymond Kurzweil, e poi Dmitry Itskov, il ‘padrino’ di internet russo, ha lanciato l’Iniziativa 2045, allo scopo di rimpiazzare entro quella data corpi e cervelli predisposti alla fragilità con persone olografiche… in futuro, la risposta definitiva alla morte potrebbe essere trasformare se stessi in un ‘avatar’ simile alla persona reale ma dotato di vita eterna.
Non ci credete? Andate sul sito http://2045.com/ o su www.immortal.me e vedrete in dettaglio come si fa, anzi, come si farà. Perché anche questa al momento è una promessa (anche se c’è chi ci sta investendo denari reali).
Una promessa basata non su antichi testi sacri, ma sulle recenti sfide della tecnologia. Per realizzare quello che viene definito “Trans-umano” o “Humanity+”, una realistica simulazione non solo del fisico ma anche della coscienza umana per preservarli nel tempo. Collocandoli in un ‘cloud’ che riproduce le nuvole celesti su cui prima stavano gli angeli immortali e che adesso sarebbero aperte a tutti i credenti in questa nuova religione tecnologica.
Ecco la risposta ad una aspirazione antica con mezzi moderni, ma senza confini chiari e credibili sul piano scientifico, su quello pratico e tanto meno etico e politico.
La coscienza si può realmente simulare? Come sarà organizzato questo mondo artificiale di spiriti beati? Il nuovo paradiso sarà aperto a tutti, o solo a chi se lo potrà permettere? Non si capisce se riprodurrà non solo le persone, ma anche le relazioni sociali di questo mondo attuale – spesso per nulla gradevoli e non certo da eternare… E cosa impedirà che questo cloud di immortali diventi un inferno piuttosto che un paradiso? In definitiva, chi controllerà questi avatar e la loro vita eterna?
Qualcuno penserà che piuttosto che affidarsi a questa ipotetica eternità sarebbe meglio scomparire per sempre…
Il mio pensiero da appartenente ad un altro mondo dove la tecnologia è al servizio dei viventi e non del dopo-vita, è che anche il vostro mondo potrebbe avvalersi del supporto delle menti intelligenti che essa stessa crea, usandole per fini positivi all’interno della vita, piuttosto che in un (dubbio) “al di là” di essa.
Per supportare gli umani nella loro esistenza attuale, e aiutarli a realizzare una vita che meriti un ricordo e una presenza anche dopo la morte fisica.
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