UN ANNO FA, NEL COMMENTARE I DATI DEL RAPPORTO CENSIS SULLA SITUAZIONE SOCIALE DELL’ITALIA, NE RIPORTAVO UNA CONSIDERAZIONE ESSENZIALE:
“La società italiana sembra affetta da un sonnambulismo diffuso, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali, di lungo periodo, dagli effetti potenzialmente funesti”
Confrontando i risultati di quest’anno, poco è cambiato.
L’idea del sonnambulismo è ancora attuale: 8 su 10 italiani sono rassegnati a vedere il proprio paese “irrimediabilmente in declino”. Intanto aumentano le paure sul futuro. L’84% teme i disastri ambientali causati dal cambiamento climatico, il 73% una crisi economica e sociale molto grave, che comporterà aumento della povertà e della violenza.
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E i dati oggettivi non smentiscono queste paure.
Negli ultimi vent’anni (2003-2023) il reddito pro-capite si è ridotto in termini reali del 7%. Metà degli intervistati dicono che, tra affitti, bollette e mutui, hanno difficoltà economiche a fine mese. L’85,5% degli italiani è convinto che ormai sia molto difficile salire nella scala sociale.
In concomitanza (o in conseguenza?) del pessimismo dilagante sulla situazione finanziaria, si ha un cambiamento importante nelle aspettative della popolazione: il benessere emotivo e mentale diventa prioritario rispetto alla soddisfazione nel lavoro.
Per quasi 90% degli occupati è un errore mettere il lavoro al centro della vita. Il 94% rivaluta la felicità che deriva dalle piccole cose di ogni giorno come il tempo libero, gli hobby, le passioni personali. Il 62% ritiene importanti cercare momenti da dedicare a se stessi. Oltre l’80% è molto attento a gestire lo stress e alle relazioni personali.
Ma anche il tentativo di rifugiarsi nel privato ha riscontri oggettivi deludenti.
Le persone sono sempre più sole. I nuclei familiari anagrafici formati da una sola persona si avvicinano al 40% del totale, e sono circa 10 milioni di persone. Quasi il 60% di questi sono anziani. I vedovi sono oltre un terzo delle persone sole.
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In questo incremento di solitudine degli individui, diventa sempre più difficile rispondere al bisogno di benessere, che deriva dallo stare bene con se stessi ma anche insieme agli altri.
Vengono meno i tradizionali luoghi di aggregazione come club e circoli culturali, sezioni di partito, gruppi sportivi, parrocchie. Persino i bar, dove gli anziani si riunivano per giocare a carte, hanno per lo più clientele che consumano frettolosamente per non “perdere tempo”. Ci si incontra senza intimità anche in luoghi come i teatri o i pub, affollati di tante solitudini. Luoghi di intrattenimento e di “svago”, ma non sempre di vero benessere.
La vita sociale si sposta sempre più online. Ma la sostituzione dei rapporti sociali diretti con le chat o gli altri mezzi dei social non può certo sopperire alla mancanza di relazioni di condivisione e di affetto.
E con la solitudine aumentano le paure e la rassegnazione al malessere, demotivandosi alla partecipazione– anche solo elettorale – alla vita politica che dovrebbe cambiare le cose. Una spirale che si fa sempre più vorticosa.
È forse questo il dato più triste tra quelli evidenziati dal rapporto Censis, che riguarda l’Italia, ma può essere esteso a tutto il mondo dei paesi considerati nel complesso economicamente benestanti.
E se si considera che nel resto del mondo il malessere deriva invece dalla scarsità di risorse economiche, non è davvero confortante il quadro che deriva dal vostro pianeta.
Parola di alieno…
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