ANCHE STAVOLTA PUBBLICO UN POST CON FOTO MIE, RIPRESE DURANTE UN BREVE VIAGGIO A TORINO.
PER RECLAMIZZARE LE FINALI DI UN TORNEO INTERNAZIONALE DI TENNIS, LA CITTA’ E PIENA DI …PALLE.
SE NE TROVANO IN VIE, PIAZZE, LUNGO IL PO, NEI NEGOZI.

Palle al centro a Torino

Ma non solo palle si vedono girando per la città.

Torino è una città regale, e di re e loro governanti raccontano i tantissimi monumenti al centro delle piazze.
Uno famoso rappresenta un re Savoiardo con la spada che sembra stare per sguainare, o riporre nel fodero (l’immagine statica non consente di precisare la direzione del movimento). L’intenzione dell’autore era rappresentare la seconda opzione, cioè il sovrano che ristabilisce la pace dopo la vittoria in una sanguinosa battaglia. Prima sguainare, poi riporre.

Il re e la sua spada

Anche oggi è difficile capire quando re e capi di governo tirino fuori le armi o le depongano. Nella maggioranza dei casi la realtà è la prima, anche se a parole sembrano dire il contrario. “Se vuoi la pace, prepara la guerra” dicevano gli antichi romani guerrafondai, dunque le armi come deterrente per mantenere la pace (dei vincitori) sono una rappresentazione sempre presente ed ambigua nei tanti conflitti che insanguinano il mondo.

Ambiguo è anche cosa pensano i politici: esemplare la statua di Mazzini in un’altra piazza torinese. Medita sulle sorti della patria e sull’opportunità di riunificarla, ma le cose non sempre riescono bene come l’insegna della banca dietro la statua sembra suggerire.

Mazzini pensa… bene?

Lascio re e politici ai loro ambigui pensieri, e mi immergo nella realtà della Torino di oggi, che rappresenta i tristi problemi delle grandi città odierne. Piene di stranieri e di clochard – così in modo “politicamente corretto” si definiscono quelli che molti continuano a chiamare “barboni”. Questi dormono sotto i portici di cui la città è piena, avvolti in coperte che solo in parte li riparano dal freddo invernale. Uno di loro tempo fa è morto in una aiuola del centro torinese.
«Non tutti riescono a rispettare le regole dei centri d’accoglienza. Poi resta la strada» ha scritto il Corriere di Torino. Problema insolubile…

Molti dei cittadini ci si sono abituati, qualche balordo invece questi “marginali sociali” li prende di mira per attacchi insensati e crudelmente violenti. Uno è stato preso come bersaglio ed ucciso (in altra parte della civile Italia, e non è il primo caso).

Un altro monumento torinese celebra il traforo ferroviario del Frejus, che collegò Italia e Francia alla fine dell’ottocento. Allegoria di epoca positivista del trionfo della tecnica sull’oscurantismo, lo stesso trionfo che adesso vorrebbe realizzare la TAV sconvolgendo la val di Susa. Ma la tradizione attribuisce al monumento un ricordo delle morti dei minatori nel compiere l’opera, simbolo molto attuale dei tanti, troppi, morti sul lavoro che nessuna norma di sicurezza riesce a prevenire.

Monumento al traforo del Frejus

Clochard e morti sul lavoro testimoniano gli “incidenti di percorso” di una società che governanti (sovrani o presidenti che siano) generosamente proclamano di volere “a misura d’uomo”. Ma la società da questa misura umana resta lontana, anzi pare allontanarsi sempre di più.

Ancora palle. in riva al Po

Meglio tornare alle palle, e allo sport che rappresentano, che appaga i bisogni di rivalsa di tanta gente.
Tra i sovrani, i politici e le palle, queste forse illudono meglio…