UN LETTORE MI HA FATTO CONOSCERE UN LIBRO SCRITTO DIECI ANNI FA DALL’ AVVOCATO E PSICOLOGO ITALIANO GUGLIELMO GULOTTA: “RELAZIONE DI UNO ZOOLOGO ALIENO DI RITORNO DALLA TERRA”. QUESTO ZOOLOGO SAREBBE UN PRECURSORE DI QUANTO IO STESSO HO COMINCIATO A FARE, DA ALTRI MONDI E IN TEMPI SUCCESSIVI, SUL VOSTRO PIANETA: INVIARE RAPPORTI SULLA VITA TERRESTRE.

Nel libro si dice che gli alieni, a seguito dei primi voli verso altri pianeti, hanno inviato sulla Terra uno scienziato alla scoperta di come funziona il genere umano. Questo zoologo extraterrestre ha mandato un rapporto su come i terrestri si alimentano, comunicano, si riproducono, si relazionano tra di loro, come individui e come gruppi sociali.

Come già ho precisato commentando il racconto di Ennio Flaiano sull’alieno sbarcato a Roma, anche in questo caso tengo a chiarire che il mio compito è molto diverso. 

Copertina del libro “Relazione di uno zoologo alieno al ritorno dalla Terra”, di Guglielmo Gulotta (2013)

Anzitutto non ho affatto le sembianze di quel mostriciattolo raffigurato nella copertina del libro, ma ho un aspetto talmente simile al vostro che nessuno finora si è accorto che non sono un vero terrestre. Questo perché le tecnologie del nostro pianeta sono molto più raffinate di un tempo, e anche delle vostre attuali.

Inoltre, il mio compito è diverso dallo zoologo esploratore di cui parla il libro, perché le informazioni su cosa avviene sulla Terra adesso vengono intercettate in tempo reale, decodificando quanto viene divulgato su internet e tutte le comunicazioni esistenti a livello ufficiale.

Sappiamo bene come i terrestri si alimentano, bene oppure male, troppo in molti casi, troppo poco in altri.
Sappiamo come comunicano, in presenza e a distanza, da soli o in gruppo.
Come lavorano o cercano (spesso inutilmente) lavoro.
Come producono, pubblicizzano, e vendono cose utili e cose inutili.
Come passano – o sprecano – il tempo libero.
Come apprendono e come insegnano. E come spesso non riescono a fare né l’una né l’altra cosa.
Sappiamo come gli umani si relazionano, si amano e si odiano, o vivono nell’indifferenza pensando solo ai propri interessi. Come gareggiano in giochi e in prove sportive, ma anche in guerre sanguinose e sterminatrici. Come parlano di fratellanza fra le nazioni ma continuano ad alimentare gli odi razziali.
Come vivono la sessualità ma anche come, non di rado, la trasformano in aggressione e violenza.

Su questo, e tanto altro, abbiamo tutte le informazioni possibili, basta fare una veloce ricerca su internet, non sono necessari zoologi alieni per scoprirlo.  

Ma, come è facile immaginare, queste informazioni sono talmente diverse e spesso discordanti tra loro che nemmeno i nostri supercalcolatori sono capaci di districarsi tra verità, falsità (voi le chiamate “fake news”), imbrogli conclamati e inganni subdoli. E soprattutto, partendo dal come i fenomeni avvengono, è difficile risalire alle vere cause e spiegare perché avvengano, cosa sui cui neppure i vostri migliori scienziati sono d’accordo.

Certo, come ho già scritto, bisognerebbe attenersi ai fatti per poterli spiegare correttamente. “Fatti separati dalle interpretazioni” proponeva un vecchio slogan del buon giornalismo. Ma neppure questo funziona, perché i fatti spesso vengono presentati in base a come si vogliono interpretare. E i dati presunti “oggettivi” possono essere tagliati e organizzati in modo tale da supportare ciò che interessa dimostrare.

L’interpretazione dei dati di realtà va dunque discriminata con approfondimenti che devono tenere conto di fonti differenziate, e cercare informazioni da punti di vista diversi. Insomma non cadere nella trappola di informazioni che sono manipolate a monte o a valle dei dati presentati a supporto delle conclusioni.

È quello che da anni cerco di fare, e di cui i miei pazienti lettori hanno testimonianza. Ma vi assicuro che non è facile, infatti i rapporti che mando ai miei capi hanno più dubbi che certezze.

A proposito del dubbio, ho già altre volte citato Brecht: “Sono coloro che non riflettono, a non dubitare mai”.

Il dubbio è insito nella riflessione che vuole davvero capire la vita, come da sempre aspirano a fare i filosofi. “Il valore della filosofia … a che fare con la realizzazione del nostro essere soggetti razionali, che pensano, che si interrogano, che dubitano” scriveva qualche anno fa il filosofo Mauro Bonazzi nel libro “Dubito ergo sum”. Titolo che parafrasa il famoso “Cogito ergo sum” di Cartesio: siamo umani perché siamo capaci di ragionare. Ma anche di dubitare, perché dal dubbio nasce la conoscenza più vicina alla realtà di quella che viene solo dal pensare recependo passivamente quello che dicono gli altri.

Un atteggiamento critico ponderato (e non pregiudiziale) ci avvicina alla verità, come ho ricordato in rapporti precedenti. Magari non risolve i problemi (ma neppure le false verità li risolvono!), però offre una comprensione più ampia delle origini dei problemi e delle possibili soluzioni.

Proprio quello che i miei superiori mi chiedono di fare, e che periodicamente propongo alla loro – e alla vostra – attenzione. Sperando di essere utile in qualche modo…