IL VOSTRO AMICO ALIENO HA GIÀ PARLATO DELLE RAGIONI (SI FA PER DIRE…) DI ODIO E CONFLITTI, E DELLA FOLLIA DELLE GUERRE COME QUELLA APERTA UN ANNO FA DENTRO I CONFINI EUROPEI.

Questa follia continua ancora, e tanti altri fronti di guerra si aprono nel mondo. Alcuni conflitti si riaprono periodicamente, come quelli fra ebrei e palestinesi, fra turchi e curdi,  fra le varie fazioni di popoli africani, asiatici, americani. Oltre cinquanta sono i conflitti in atto in questo momento nel mondo, con un carico di morti e distruzioni che nessuno riesce a quantificare, neppure gli organismi internazionali nati per assicurare una pace sempre più utopistica.

Eppure si parla tanto di pace, dai summit politici ai social media. “pace prima di tutto” si ripete dalle sedi politiche alle piazze di manifestanti pacifisti, agli auguri che le persone si scambiano in periodi come quello pasquale pieno di colombe simboli di pace.

Ma nel vostro mondo chi vuole davvero la pace? Certamente la vuole chi è vittima delle guerre e delle sue disastrose conseguenze. La vuole chi crede, per fede religiosa o per apertura mentale, che la convivenza e la fraternità siano migliori dell’odio e della sopraffazione, e potrebbero costruire un modo migliore.

La voleva Francesco d’Assisi, per il quale la pace era uno stile di vita, un modo di stare nel mondo. Resistere alla violenza cieca del male, senza rassegnarsi mai ad esso, era la speranza di cui Francesco era portatore nel suo mondo pieno di guerre, con l’esempio della sua vita.

La vuole Francesco papa dei cattolici, che ha ribadito come il vero coraggio e la vera forza non stanno nel fare la guerra ma nel cercare di evitarla. «La pace tutti sono capaci di proclamarla, anche in maniera ipocrita o addirittura menzognera … Fare la pace è un lavoro artigianale che richiede passione, pazienza, esperienza, tenacia … è un lavoro da portare avanti tutti i giorni, passo dopo passo, senza mai stancarsi». La pace è anche effetto della giustizia: «non una giustizia declamata, teorizzata, pianificata, ma la giustizia praticata, vissuta».

Invece la pace non la vuole chi mantiene il potere col terrore delle armi e della violenza, interna ed esterna. Chi dalla guerra guadagna vedendo armi e poi ricostruendo dalle macerie le città distrutte. Senza curarsi che nessuno potrà ricostruire la vita di chi è morto sotto quelle macerie…

Se vuoi la pace prepara la guerra” è il vecchio alibi di chi maschera la guerra con la difesa dal rischio della (presunta) aggressione degli altri. Accumulando armi distruttive che prima o poi saranno usate per distruggere.

Ma la pace non la vuole anche chi è indifferente, perché dalla guerra non è toccato da vicino, e sostiene i propri governanti che la guerra la fanno o la tollerano. Perché li vede simili a sé, condividendo la visione dell’altro, il “diverso”, come un pericolo e quindi un nemico da distruggere. Non ci sarebbero governanti guerrafondai senza il consenso di masse che la violenza la vivono nel proprio quotidiano.

La vera pace – diceva Gandhi – sta nel cuore dell’animo umano. «Il giorno in cui nell’animo umano il potere dell’amore supererà l’amore per il potere il mondo scoprirà la pace». E Teresa di Calcutta era ancora più concreta: «La pace comincia con un sorriso».

È un miracolo quando la minoranza che vuole davvero la pace riesce a ottenerla, con la sola forza della non violenza e della ragione. Ma per realizzare questo miracolo, anche contro ogni evidenza, le tante persone ragionevoli e aperte al bene dovrebbero unirsi in un fronte comune, capace di contrastare le potenti forze del male. O almeno di non far morire la luce della speranza.