QUESTA SETTIMANA LASCIO LA PAROLA AD UN VOSTRO GRANDE SCRITTORE, FRANZ KAFKA.  ECCO UN SUO RACCONTO.

Siamo cinque amici … viviamo insieme, sarebbe una vita tranquilla se di continuo non si intromettesse un sesto. Egli non fa nulla di male, non ci dà fastidio, e questo basta; perché si intromette dove non lo si vuole? Noi non lo conosciamo, e non vogliamo accoglierlo fra noi. Certo, prima anche noi cinque non ci conoscevamo l’un l’altro, e se si vuole, non ci conosciamo ancora, ma ciò è possibile per noi cinque, ed è sopportato. Per quel sesto non è possibile, e non è sopportato. Oltre a ciò, siamo cinque e non vogliamo essere sei. E in generale, che senso deve avere questo stare continuamente in compagnia? Anche per noi cinque non ha alcun senso, però ora siamo già in compagnia e ci restiamo, ma non vogliamo una nuova unione proprio sulla base delle nostre esperienze. Ma come si può farlo capire garbatamente al sesto? Lunghe spiegazioni significherebbero già quasi un suo inserimento nel nostro gruppo, preferiamo non spiegare niente e non accoglierlo. Per quanto possa storcere le labbra, lo respingiamo con i gomiti, ma, per quanto possiamo respingere, ritorna”.

I lettori sapranno cogliere il significato di questo racconto kafkiano.

Sociologi e psicologi parlerebbero di “in-group” (chi sta già insieme) e “out-group” (chi sta fuori, il diverso). Nonostante chi sta insieme non ci stia con gran piacere, perché si conosce appena, se un “diverso” vuole entrare gli si chiude la porta. Dà fastidio, fa paura, non si vuole neppure capire se ha delle qualità, magari migliori di quelle di chi c’è già. Meglio tenerlo fuori, così si sta tranquilli.

Questo modo di ragionare sta all’origine di ogni specie di etnocentrismo e di razzismo. E immobilizza i gruppi sociali, impedendo i cambiamenti che vengono proprio dagli stimoli di chi può portare contributi nuovi e diversi.

I miei superiori nel pianeta alieno da cui provengo si sono stupiti di questo modo di pensare. Pensano che sia l’origine della fine delle società, che rischiano di “implodere”: l’accumulo di energia eccessiva in spazi ridotti, senza scambiarla con l’esterno, finisce col fare crollare tutto all’interno.

Chi vi governa e quanti manipolano l’opinione pubblica dovrebbero rifletterci con attenzione…