UN LIBRO PUBBLICATO DA POCO DALLO SCRITTORE  GIANRICO CAROFIGLIO PARLA DI GENTILEZZA E CORAGGIO. DUE PAROLE CHE SEMBREREBBERO DISTANTI, MENTRE POSSONO ESSERE CONNESSE, E APPLICATE A TUTTI I RAPPORTI UMANI. ED ANCHE AL POTERE POLITICO.

Il coraggio è anzitutto la capacità di porre dei dubbi e delle domande su come veramente vanno le cose. Senza rifugiarsi nelle verità prefabbricate che ci impongono dall’esterno. Essere coraggiosi nelle proprie idee e nelle scelte personali e sociali vuol dire rinunciare alle facili sicurezze del conformismo, partecipare attivamente e criticamente alla vita culturale e sociale.

Secondo l’autore, “La capacità di fare buone domande agli altri come a se stessi è una dote fondamentale dei cittadini consapevoli ed è una delle caratteristiche che li distinguono dai sudditi”.

Questa caratteristica è potenziata non dalla aggressività e dalla violenza verso chi la pensa diversamente, ma dalla ferma e intelligente gentilezza con cui si cerca di presentare le proprie.

Essere gentili vuol dire saper affrontare i conflitti con energia positivamente creativa. Ascoltare gli altri con mente aperta e senza pregiudizi, rispettando le idee diverse dalle proprie. Ma motivati ad affermare quello in cui si crede, con la forza della convinzione, e fiduciosi di poterci riuscire.

Gli imbonitori della cultura e della politica sfruttano ogni occasione per strillare idee con cui cercano di manipolare gli altri.

Invece la persona gentile usa la forza calma e non aggressiva, sa essere assertiva senza invadere gli altri col proprio sé egocentrico. Sa discutere lealmente, usare l’umorismo per smorzare i momenti critici. Sa contrattare e mediare senza imporre con la forza la propria posizione non discutibile, per arrivare ad una conclusione che sia accettabile anche dalla controparte.

La gentilezza non è remissività o conformismo passivo, è capace di ribellarsi alle ingiustizie e alle condizioni disumane. È il contrario della prepotenza, ma non rinuncia al potere della giustizia.

Secondo Confucio “Non ha coraggio chi vede cosa è giusto e non lo fa”.

Ma per far prevalere cosa si pensa giusto, quando gli altri fanno il contrario, bisogna saper scegliere il metodo più efficace.

Quello suggerito da madre Teresa, che di scelte coraggiose se ne intendeva: “Le parole gentili possono essere brevi e facili da dire… ma la loro eco è senza fine”.

Lo sapevano personaggi come Francesco d’Assisi, Caterina da Siena, Gandhi, Lorenzo Milani, Picasso… Con le parole l’impegno sociale e anche con l’arte hanno fatto proseliti e cambiato la storia più di tanti presuntuosi guerrieri della loro epoca.

Davvero la gentilezza forte e attiva esprime il vero senso del coraggio.

Diceva Ludwig van Beethoven: “Io non conosco nessun altro segno di superiorità nell’uomo che quello di essere gentile”.

Certi “comunicatori” del vostro mondo, abituati a vendere fumo contrabbandato per verità, e ad usare l’arroganza e l’aggressione per imporsi su chi non sa difendersi o non può farlo, dovrebbero riflettere su queste profonde verità.

È il coraggio attivo e cordiale, non la violenza distruttiva, la forza capace di cambiare davvero il pianeta.