NON PUÒ SAPERE COME FUNZIONA LA SOCIETÀ CHI NON HA MAI PARTECIPATO AD UNA RIUNIONE DI CONDOMINIO.

Amici e conoscenti mi avevano descritto questo tipo di riunioni come una sorta di dramma teatrale, una tragicommedia messa in scena con una inestricabile miscela di emozioni: ansia, narcisismo, rabbia, sarcasmo, sconforto … E tanta attivazione adrenalinica concentrata in ore serali sottratte al consueto relax davanti alla televisione o al cinema.

Ho voluto fare personalmente questa esperienza, partecipando per la prima volta alla assemblea del condominio in cui vivo. Condominio grande quanto un intero quartiere degli antichi paesi, con rappresentanti di tutte le età, le professioni e i ceti sociali. Decine di signori in genere educati e gentili, che si eccitano e si arrabbiano, lanciandosi accuse e provocazioni di cui nessuno al di fuori di questa assemblea li riterrebbe capaci.

Ognuno può dire la sua in questo luogo di democrazia, come nei consessi più alti di cui si può vantare la nazione: dal parlamento ai consigli regionali e comunali. Con la differenza che là i componenti (spesso pure litiganti) sono delegati dal popolo e lo rappresentano, nel bene o nel male.

Le assemblee di condominio sono tra le poche esperienze di democrazia diretta. Tentano di riprodurre in piccolo, dando la parola a tutti, quello che assemblee parlamentari e consiliari fanno in grande e in pubblico, e spesso in diretta televisiva.

Ordini del giorno e allegati incomprensibili, discussioni agitate – anzi, esagitate – urla, minacce, assalti verbali quando non fisici, finché nessuno capisce più quello che si sta discutendo e votando, e le votazioni stesse sono una concretizzazione dell’assurdo che tenta di dominare il mondo (e qui spesso ci riesce).

I temi di discussione (chiamiamola così) sono meno aulici rispetto agli elevati consessi parlamentari.

Qui si parla dell’occupazione di posteggi auto riservati, di umidità proveniente dall’appartamento del vicino, di panni stesi che inquinano i piani inferiori, di rumori molesti – musiche ad alto volume o giochi pomeridiani dei bambini – di rate condominiali non pagate, di abusi (veri o presunti) degli amministratori. Nella riunione cui ho partecipato ci si è accapigliati fino a notte fonda su un progetto di allarme per difendere il condominio da ipotetici assalti. Le proposte andavano da un sistema di videosorveglianza ad alta tecnologia, a un recinto perimetrale con  alta palizzata simile al muro di Berlino, all’ingaggio di vigilantes come nelle ville di Beverly Hills o nei quartieri ‘bene’ in Brasile. Poi il litigio è finito nel nulla perché qualcuno ha fatto notare che non c’era più il numero legale, E tutti, senza neppure salutare, siamo andati a dormire scontenti e insoddisfatti.

Ma, seppure gli argomenti sono diversi, la logica degli interventi è la stessa dei parlamenti e dei consigli comunali: difesa di interessi personali o dei propri gruppi, disinteresse per le opinioni degli altri, tentativo di prevaricare in ogni modo, alzando la voce, accusando, e ricorrendo a insulti e diffamazioni se i normali ragionamenti non bastano a far prevalere la propria ‘idea’. Dimenticando i dati reali, le norme e i regolamenti su cui le decisioni dovrebbero basarsi, o tirandoli dalla propria parte per riuscire a prevalere. Chi presiede perde il controllo della situazione, e le votazioni più delicate si svolgono in una bolgia in cui non si capisce più cosa si sta votando e perché.

Forse solo nei consigli scolastici o accademici si verificano situazioni simili, e qualche volta anche nei parlamenti.

Sociologi e psicologi dovrebbero studiare i condomini perché sono uno spaccato rappresentativo della società, un bonsai dei rapporti collettivi, rappresentando in sintesi amicizie, antipatie, rancori e vendette, dinamiche di gruppo, modi di (s)ragionare e di relazionarsi col prossimo.

I rapporti tra i condomini e le loro riunioni sono un manuale sul funzionamento della mente umana o del suo malfunzionamento. E da questa lezione tutti, anche gli alieni, dobbiamo imparare.