LA PRODUZIONE INDUSTRIALE SCENDE DEL 30%… IL DEBITO PUBBLICO AUMENTA DEL 25%… GLI ISCRITTI ALL’UNIVERSITÀ CALANO DEL 15%… IL TURISMO HA VISTO IL 60% DI STRANIERI IN MENO… LE TASSE SONO AUMENTATE DEL 15%… LA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI VA INCREMENTATA DEL 20%…
PERCENTUALI, NUMERI, QUANTITÀ DA RIDURRE O DA AUMENTARE IMPERVERSANO (E IMPERANO) IN TUTTO IL VOSTRO MONDO.

“Il numero è il fondamento della cosa pubblica” sta scritto nel palazzo in cui ha sede l’istituto di statistica a Roma, quello che fornisce i numeri ufficiali su come stanno le “cose pubbliche”, e che poi i media (e i politici) citano. Spesso a sproposito, selezionando e presentando solo i numeri che corrispondono agli scopi che si vogliono raggiungere.

“La società ha innalzato i numeri al rango di idoli” scriveva Octavio Paz. E precisava ironicamente Gregg Easterbrook: “Torturate i numeri, e confesseranno qualunque cosa”. Infatti le statistiche di cui sono pieni i mezzi di comunicazione dimostrano tutto e tutto il contrario …

Si dice che l’industria ha prodotto di meno, che lo Stato si è ulteriormente indebitato, che gli studenti ambiscono meno a laurearsi, che gli stranieri preferiscono altri lidi a quelli italiani, che le tasse prelevano più denaro dalle tasche del popolo… Ma si precisa quali basi di dati si usano? per quali periodi? quali riferimenti si usano per i confronti?

Numeri, numeri… forse aveva ragione il filosofo greco Pitagora quando sosteneva che la base di ogni realtà è il numero, e tutto il mondo può essere ridotto a rapporti numerici.

Ma davvero tutto può essere misurato? anche le qualità psichiche, come l’intelligenza, o sociali, come il benessere e la qualità di vita?

Il risultato dipende dal metro che si usa per misurare, che a sua volta dipende dalla teoria che si ha dell’oggetto da misurare. Come si definisce se una persona è intelligente o no? se “si sente bene”? quando è buona la qualità della vita individuale e collettiva? Cos’è il progresso? e la fede? Misurare qualcosa che si può intendere in modo diverso è una missione impossibile… (e spesso fraudolenta!)

Un caso particolare è la misurazione della qualità scientifica, che tormenta ogni ricercatore perché le agenzie di valutazione pretendono di quantificare quanto ognuno “vale” per dare promozioni di carriera o finanziamenti. Il “valore” lo desumono da quanti articoli un autore scrive, su quali riviste o case editrici pubblica, se da solo o insieme ad altri (in questo caso se firma come primo o ultimo nome). Ma anche dal numero di citazioni che accumula, però senza distinguere se è citato per apprezzare quanto ha scritto o per denigrarlo, o se si è citato da sé stesso, o si è fatto citare da colleghi compiacenti…

Tutti questi calcoli vengono fatti automaticamente, e solo se si superano certe “soglie” (numeriche) si può attestare che lo scienziato “vale”. Se in passato si fossero applicati questi calcoli, tanti grandi scienziati non avrebbero mai ottenuto una cattedra universitaria… e oggi questo sistema definito “bibliometrico” spinge i giovani ricercatori a fare attenzione più a trovare (anche a pagamento) ben quotate sedi editoriali e a farsi citare, piuttosto che all’originalità e all’utilità sociale di ciò che scrivono.

Diceva William Edwards Deming “le cose più importanti non possono essere misurate”. E credo abbia ragione.

Nel nostro mondo alieno – in cui i sistemi di calcolo sono avanzatissimi ma ben consapevoli dei loro limiti – è definito a priori cosa ha senso misurare e cosa no: e in questo caso invece la valutazione va fatta con metodi qualitativi, resi altrettanto precisi e affidabili. Nessuno si presterebbe a divulgare statistiche, e nessuno vorrebbe ascoltarle, se non con precise indicazioni su come vengono calcolate, e quali potrebbero essere i calcoli alternativi. E chiarendo lo scopo per cui i numeri vengono presentati.

Ma siamo in un altro mondo…